venerdì 20 marzo 2015

Sentirsi brutta...

"Ciao, io mi chiamo Stella e ho 15 anni ed ho un problema: non riesco a trovare un ragazzo perchè sono brutta. Proprio l'altro giorno ho avuto una grande delusione perchè il raga che mi piace mi ha detto che non sono il suo tipo e sto malissimo per questo. Adesso non esco più di casa e mi sento uno schifo. Mi considero poco interessante.  
Come posso fare? "

Cara Stella, innanzitutto voglio dirti che mi dispiace per quello che stai passando. Una delusione d'amore è come vedere crollare un mondo che abbiamo costruito con i nostri affetti e la nostra speranza. Non è facile, e in questi casi la miglior cura è il tempo.
Una delusione prima o poi capita a tutti, credimi. Quello però che avverto nella tua richiesta è che tu hai una bassa considerazione di te stessa e secondo me è lì il vero problema.
Certo,  essere belli è sicuramente un vantaggio, ma non basta e soprattutto non cadere nella trappola di chi pensa che bisogna essere belli per esser amati. Certo, quando si è belli è più facile farsi notare e ricevere offerte. Ho conosciuto però bei ragazzi, ma inconsistenti che avevano meno fortuna con le ragazze rispetto a ragazzi meno belli, ma con più personalità. Ricorda che in amore più della bellezza è importante riuscire ad esprimere quello che siamo: la nostra individualità unica e irripetibile. Ma perché avvenga questo dobbiamo avere stima di noi stessi, perché solo se stiamo bene con noi stessi, riusciamo ad esprimere pienamente quello che siamo e a non vivere le delusioni come se fossero definitive, ma come delle esperienze che ci permettono di crescere e di andare avanti senza perdere la speranza.
Spero di esserti stato d'aiuto.

domenica 15 marzo 2015

Paura del futuro e scelte.

" Salve, ho 19 anni e a giugno ho la maturità, frequento un liceo classico e sto attraversando un periodo di crisi. Mi spiego: vedo il futuro nero e non ho le idee chiare su quale università scegliere. Mi piacerebbe iscrivermi a psicologia, ma ho poi paura di non trovare lavoro. Ci sono tanti psicologi in giro e molti si lamentano. Forse dovrei scegliere una università come giurisprudenza o medicina che forse hanno più sbocchi lavorativi, ma non so...alcuni amici dicono che quelle facoltà non assicurano più il posto di lavoro come un tempo. Sono confusa. 
Puoi darmi un consiglio? "

Certo che posso darti un consiglio! Innanzitutto sgombra il campo dalle voci di corridoio e opinioni varie che senti intorno a te e che non fanno altro che aumentare la confusione. Guardati invece dentro e con tutta onestà chiediti cosa vuoi veramente e cosa ti piacerebbe veramente fare. Non pensare "quella università offre più sbocchi di lavoro", ma pensa semmai "sarò un buon medico, sarò un buon avvocato o sarò una buona psicologa"? La passione e la motivazione devono essere la bussola delle nostre scelte scolastiche e quindi professionali. Senza la passione e la conseguente motivazione - credimi - difficilmente si riesce ad intraprendere con successo un corso universitario che rappresenta un'esperienza bellissima, ma che richiede anche un grande impegno e costanza.
Ricorda poi che trova più facilmente lavoro una psicologa brava e preparata, che un laureato in giurisprudenza che ha frequentato l'università con scarso profitto e controvoglia. Questo per dire che bisogna puntare all'eccellenza, perché solo l'eccellenza ci permette di farci strada in una società più competitiva del passato. E la premessa per raggiungere l'eccellenza è una forte motivazione.
Spero di esserti stato utile.

Ho tre materie sotto!


«Ciao! Frequento il quarto ginnasio di un liceo a Milano. Purtroppo ho sotto 3 materie: latino, matematica e italiano. sto veramente uno schifo, ho paura di non farcela e studio con grande difficoltà …che mi consigli?»
Mi par di capire che il problema non sia tanto avere tre materie sotto, ma la scelta della scuola. Probabilmente hai scelto una scuola che non fa per te oppure ti sei fatto influenzare da qualcuno senza tener conto delle tue inclinazioni. Tutti noi abbiamo delle inclinazioni e conoscerle ci dà l’opportunità di scegliere quello per cui noi realmente siamo portati. Fossi in te mi interrogherei proprio sulla scelta del liceo e se quello che dico riflette la tua situazione, proverei anche a cambiare scuola. Perdere un anno non è una tragedia, lo è invece perdere se stessi. Un abbraccio e tienimi informato :)

Prima volta


«allora, io ho un problema. Ho 16 anni e 2 settimane fa l’ho fatto per la prima volta con la mia ragazza….. non è andata per niente bene perchè io non riuscivo ad entrare ….ho provato più volte ma niente e a un certo punto non c’era più erezione…. adesso ho paura di ripetere la brutta figura con lei….che faccio???? »

Ciao! La prima volta è per tutti -e sottolineo per tutti - un momento molto carico a livello emotivo. C’è eccitazione ma anche paura e si sa la paura può fare brutti scherzi. Non ti preoccupare, la buon riuscita nel sesso è legata anche all’esperienza e soprattutto non ti abbattere, nessuna brutta figura! Il sesso si fa in due e si vede che entrambi vi siete fatti prendere dall’ansia e lei quindi non era sufficientemente lubrificata e tu ad un certo punto hai avuto un calo dell’eccitazione. Adesso non ti fissare troppo su questo episodio, ma vivilo come un primo passo verso il pieno raggiungimento di una sessualità appagante.

Mi piace, ma ho tanti dubbi.


« ciao! Mi piace un casino un raga della mia scuola che ha 14 anni come me. Però non so se gli piaccio. Delle volte fa l’amicone, viene da me e mi abbraccia. Altre volte preferisce cazzeggiare con gli amici che stare con me. Io vorrei dichiararmi ma ho paura. Non so che fare! Help!  »
Se ti abbraccia vuol dire che tra voi due c’è una certa confidenza. Certo non basta un abbraccio per essere sicuri di piacere a qualcuno, ma è già una buona cosa.
Fossi in te non mi dichiarerei subito, ma approfondirei la conoscenza. Non so invitalo al cinema, ad uscire, insomma fai in modo che ci siano momenti che vi diano la possibilità di conoscervi meglio e di sicuro se c’è qualcosa verrà fuori.

Mi piace, ma come faccio a farglielo capire?


Essere innamorati di qualcuno è un’esperienza esaltante, ma anche fonte di paure e incertezze. Una domanda ricorrente è: “Come posso farglielo capire senza rimediare una brutta figura?” 
Sicuramente corteggiare qualcuno che ci piace non è facile, ma non è nemmeno un’impresa titanica.
Innanzitutto è importante il fattore tempo. I sentimenti necessitano di tempo, soprattutto quando si tratta dell’amore che è così complicato. Quindi evitare di dichiararsi in modo troppo aperto quando ci si conosce da poco. Meglio invece essere graduali, farsi conoscere e conoscere l’altro in modo che si stabilisca un terreno comune su cui fare crescere la relazione. 
Un altro errore da evitare è quello di porsi troppe domande o giungere a  conclusioni affrettate: “Avrà pensato che io sia stupido quando ho fatto quella battuta?”. “Non mi chiama tutti i giorni, quindi non gli piaccio.”  ”Ha parlato di più con la sua amica che con me, si vede proprio che gli faccio schifo.” 
Ecco, tutti questi esempi sono la dimostrazione di come possiamo complicarci la vita in assenza di problemi reali, ma sulla base di nostre supposizioni. Se da una parte - soprattutto quando si è alle prime esperienze - è naturale avere tante incertezze, è però vero che non ci devono paralizzare. Prima di trarre queste conclusioni è bene approfondire il rapporto; solo questo ci permetterà di sondare bene le emozioni dell’altro. 
Altra criticità è il silenzio. Sì, capita molto spesso di essere preda dell’imbarazzo quando durante il fatidico primo appuntamento non sappiamo cosa dire. Ma il silenzio è naturale, semmai è innaturale avere sempre qualcosa da dire e soprattutto quando, pur di dire qualcosa, diciamo banalità tanto per riempire i vuoti. L’amore è fatto anche di silenzi.

"Chi sono io?"


Una delle domande più frequenti dell’adolescenza è: “Chi sono?”. E’ una domanda cruciale che riflette il bisogno di avere un’immagine di se stessi stabile, in una parola l’identità. 
Quello di definire la propria identità è uno dei compiti più importanti dell’adolescenza. L’adolescente, infatti, sente spesso di non essere né carne né pesce. Non è più un bambino, ma non è nemmeno un adulto. Quante volte capita di vedere un ragazzino di 13-14 anni che cerca l’abbraccio della madre o del padre, ma allo stesso tempo è quello che vuole uscire da solo con gli amici e tornare a casa ad orari che vuole stabilire lui.
L’adolescente, poi, non si sente né carne né pesce perché il suo corpo sta cambiando velocemente. Mese dopo mese si avvertono cambiamento che fanno sì che il proprio corpo assomigli sempre di più a quello di un uomo e a quello di una donna, ma non è ancora pienamente quello di un adulto. 
L’adolescente quindi si trova ad affrontare una situazione difficile. Sta cambiando tantissimo dentro e fuori ed è agitato spesso da bisogni contraddittori e non riesce ancora a padroneggiarli. 
In tutto questo “disordine” si pone tante domande del tipo: “Sono brutto/a?”. “Piacerò mai ad un ragazzo/a?”. “I miei mi considerano ancora una bambina, ma io sono molto più avanti di quello che pensano; perché fanno così?”. “Perché quella mia amica è tanto popolare, mentre io sono ignorata da tutti?”. 
Tutte queste domande manifestano insicurezza, che sentiamo quando non sappiamo bene chi siamo e che cosa vogliamo veramente. L’insicurezza è un sentimento molto comune nell’adolescenza e non deve destare allarmismi. Ma da cosa dipende? Molto probabilmente dal fatto che siamo ancora alla ricerca di risposte su di noi e non sappiamo che direzione deve prendere la nostra vita. 
Ma ci vuole pazienza. La strada che porta alla scoperta di chi siamo è lunga e non ci sono scorciatoie. L’importante è affrontare le insicurezze e non rimuoverle. “Mi piace quel ragazzo, ma mi sento troppo brutta per dichiararmi, quindi rinuncio in partenza.” Ecco un modo sbagliato per gestire le proprie insicurezze. Meglio invece affrontarle: “Mi piace quel ragazzo e farò in modo di conoscerlo. Certo potrebbe dirmi anche di no, ma è anche vero che non posso piacere a tutti e che almeno ci avrò provato. E poi, metti caso che io gli piaccio?”.
Morale della favola, le insicurezze fanno parte del nostro vissuto, ma non devono limitarci. La realtà va affrontata con la consapevolezza che a volte ci sono le delusioni, e i “no” degli altri. Ma vale la pena mettersi in gioco, perché solo se si gioca si può avere la possibilità di vincere.